venerdì 8 agosto 2014

...Fallen in Love with Scotland...

Il volo è prenotato, l'auto a noleggio pure.
Dieci giorni alla scoperta della regione più selvaggia e montuosa (ma ci sarà una lunga parentesi a tal proposito) del Regno Unito, il viaggio di laurea che tanto aspettavo, l'occasione per assaggiare un altro pezzo di mondo.
Siamo in due, purtroppo Thorin, il nostro bovaro del bernese, lo lasciamo a casa: il viaggio in aereo sarebbe una mazzata... ma una volta atterrati, ci rendiamo conto di quanto sarebbero piaciute anche a lui le Highlands e tutto il resto.
la nostra Routard
sull'Old Man of Storr (Skye)
Con l'ultima edizione della guida Routard sempre nello zaino abbiamo in testa un itinerario abbastanza preciso ma abbiamo deciso di non prenotare nessuna sistemazione per la notte, sfidando la massa di turisti che affolla questa zona in estate. Un rischio, è vero, ma ci siamo anche muniti di tenda, considerata l'elevata quantità di campeggi (ma anche il camping libero è ben accettato). Alla fine non l'abbiamo mai utilizzata, anche se in un paio di occasioni siamo stati costretti a spendere più sterline del previsto per una notte+colazione.
Prima di tutto un paio di siti imprescindibili: http://www.scoziatravel.it/ e http://www.visitscotland.com/it-it/

Evidenziate le parole contenenti link che potete raggiungere con un semplice click!

E ora, seguitemi per i vicoli di Edimburgo, le lande desolate del nord, le spiagge bianche con il mare piatto, baie ricche di isolotti con foche spiaggiate e tante, tantissime pinte di birra...

Ma andiamo con ordine.

Giorno 1 e 2: Edimburgo.
La capitale che profuma di storia e di fascino.
Impossibile resistere alle viuzze pedonali della Old Town, ai comignoli scuri che svettano sui tetti, al castello arroccato visibile quasi da qualunque punto della bella "Edimbra", come viene spesso chiamata.
castello di Edimburgo
Il nostro ostello, prenotato da casa, si trova in un punto comodo della mappa, vicino alla Lothian Road che percorreremo più volte al giorno durante la nostra (purtroppo) breve permanenza: è il Summer Hostel ovvero una comoda, pulita e modernissima struttura (persino economica!) che si rivela ottimo punto d'appoggio per le nostre scarpinate cittadine.





Ci avventuriamo subito alla scoperta degli incantevoli scorci di cui ho tanto letto e non veniamo mai delusi.
 Ci muoviamo sempre a piedi e riusciamo a raggiungere tutti i punti che ci interessano con la dovuta calma (siamo in vacanza, in fondo!). Prima di arrivare a Princes Street, il vialone dello shopping invaso da bus a due piani, taxi e un traffico frizzantino, facciamo tappa al primo (di tanti...!) cimitero che compare magicamente accanto a un immenso parco, che scopriamo far parte dei meravigliosi Princes Street Gardens, costeggianti l'omonima strada e fonte di numerose soste ristoratrici per i nostri piedi affamati di novità.
Le lapidi si ergono indossando secoli di storia, fiori ricoprono alcune tombe e noi, come altri turisti, non la smettiamo più di immortalare quei brevi frammenti di tempo immobile.
è sicuramente meno celebre del Greyfriars, il cimitero al cui esterno si può ammirare una delle statue più fotografate della Scozia, il cagnolino Bobby: terrier tanto fedele al suo padrone defunto da trascorre diversi anni accanto alla sua tomba, gesto che gli valse la costruzione della suddetta statua.

Walter Scott Monument
in Princes Street
La piacevole scoperta di moltissimi musei gratis (udite udite!) a Edimburgo ci attira verso la National Gallery, imponente edificio che ospita un elevatissimo numero di opere, specialmente italiane, godibili sulle pareti rosse passeggiando su una nobilissima moquette che assorbe stupore e meraviglia nel lasciar saziare gli occhi di Tiziano, Raffaello, Canova... Trascorriamo quasi più tempo del previsto ma questa artistica ingordigia ci porta a non sostare più di tanto prima del prossimo museo, quello dei ritratti (National Portrait Gallery). Gli interni sono maestosi, ogni sala ospita busti e quadri dei personaggi che in qualche modo hanno segnato la storia della nazione. Schermi interattivi permettono persino di approfondire le biografie di ognuno di loro, mettendo alla prova quanto appreso dopo la visita con simpatici giochini di memoria.
Il museo degli scrittori è un'altra delle tappe obbligate del percorso: tre parole per descriverlo: angusto, eterno e poetico. il Writers Museum racconta di Sir Walter Scott, fa rivivere le poesie del giovane sventurato Robert Burns, rivela l'identità del padre di Dr. Jekyll e del suo terribile alter ego Mr Hyde.

E quando si fa sera, che succede? Si sale.
Perché dall'alto la città emana nuove fragranze, regala emozioni e dettagli che quando si è immersi nelle sue viscere non si riescono a percepire. Sia Calton Hill che Arthur's Seat si rivelano due punti panoramici eccezionali. Ma è dalla seconda collina che decidiamo di ammirare un tramonto che tarda ad arrivare, nonostante siano le 9.30p.m e siamo reduci da una frettolosa corsa per paura di perderci il calar del sole.

Riempiamo l'attesa scattando foto a non finire, ridendo del forte vento che ci fa gonfiare i cappucci delle giacche come fossero piccole mongolfiere e inspirando la gioia di questo inizio strepitoso.
vista della città dall'Arhur's Seat
Non ho ancora fatto accenni a una storia, anzi a "La storia" per eccellenza a cui sono certa molti di voi staranno pensando..Harry Potter! Ebbene, pare proprio che il celebre maghetto dagli occhiali rotondi sia nato sulle sedie (piuttosto scomode per partorire un long seller di tale calibro, se devo essere sincera) di un coffee shop come tanti, l'Elephant House. La Rowling ha consacrato questo luogo che ora gode di una notevole (ma altrettanto esasperata) fama, e nemmeno la più scettica parte di me ha potuto esimersi dalla tentazione di varcare la soglia... Sorseggiando un sidro più alcolico del previsto, non sono stata illuminata da alcuna scintilla narrativa...Diciamo che ci sono posti, in Scozia, ben più "ispiratori" di un localuccio affollato.

Scottish Breakfast
Visto che ci troviamo in un luogo di ristoro, avvio un paragrafo in merito al cibo scozzese.
Dunque, parlo da italiana che ha provato cucine lontano dalla propria nazione e...devo ammettere che quella dell'oltre-Manica è una delle peggiori! Se posso attribuire un punto a favore alla colazione iperenergetica (anche se del full Scottish breakfast né io né il mio ben più onnivoro fidanzato siamo mai riusciti a mangiare tutto, dal momento che include: salsicce, bacon, pomodoro, uovo, fagioli, minitortino di patate, funghi, black pudding e...l'haggis= insaccato di interiora di pecora macinate insieme a cipolla, farina d'avena e troppe cose per ricordarmele tutte...), non posso certamente appoggiare l'associazione con del caffè(...scordatevi quello della cara vecchia moka...) o del tè caldo...
Beh, ma ci saranno pur sempre i dolci, no? Nì. Dolce è un concetto estremo per chi indossa il kilt. Glasse di ogni tipo, meringhe, burro d'arachidi, sono gli elementi base di qualunque dessert.
Che finisce per rivelarsi fatalmente nauseabondo, of course.
Altre particolarità alimentari degli scozzesi sono gli orari di consumo pasti: la cena è tra le 17 e le 19 (e molte cucine cominciano a chiudere poco dopo...), ma se si entra in un pub ci si deve scordare un buon abbinamento "cibo+birra" perché casomai il ragionamento è inverso: si entra, ci si appoggia al bel bancone in legno inalando il tipico odore di stanza chiusa 24 ore al giorno, e si ordina "one pint".
Poi, dopo essersi accomodati, si pensa a riempire lo stomaco.
E cosa c'è di più consono da mandar giù assieme a una buona (devo ammetterlo, mai una delusione dal fronte birre!) Lager (o una Ale, ma questo è il caso del mio ragazzo, dal momento che io amo le bollicine)? Certo, l'hamburger. O il fish&chips, per gli amanti del genere.
Insomma, se non si sta attenti si rischia di tornare a casa rotolando, dopo un soggiorno scozzese!
I prezzi dei ristoranti si rivelano infatti proibitivi e le volte in cui decidiamo di cenare in trattorie o simili i piatti di verdure lesse totalmente scondite (accompagnate a brodaglie eccessivamente saporite in cui sono immersi bocconcini di carne) ci fanno rimpiangere le insalatine di contorno a bistecche ai ferri.
 Come se non bastasse, ogni tavolo straborda di salse di ogni tipo! Un invito ad uccidere i sapori dei piatti, in pratica.

Giorno 3: la regione del Fife, il Dunnotar Castle, Saint Andrews e Grantown on Spey.

Lasciamo (a malincuore!) l'incantevole Edimburgo su un bus che ci porta all'aeroporto... Una volta lì ci dirigiamo verso l'Hilton Hotel per ritirare l'auto prenotata...sorpresa piacevole, non ci aspetta nessuna macchina magari un po' scassata (considerato il prezzo pagato, 18 euro al giorno assicurazione inclusa) ma un'elegante 500 rossa fiammante!
Il panico da guida sulla corsia di sinistra è cominciato alla prima rotonda, quando orde di macchine giungevano inaspettate da ogni lato... Ma tenendo sempre ben alta l'attenzione abbiamo raggiunto la prima tappa del nostro percorso verso il nord: la regione del Fife.
Qui il giallo paglierino si fonde con il verde il quale, a sua volta si slancia verso l'azzurro del cielo.
Dolcissime curve ci offrono scenari bucolici e, a sorpresa, compare in lontananza il mare.
Brevi soste in qualche paesino che ci consiglia la Routard: Crail, che racchiude un porticciolo con barche ormeggiate e infiniti gabbiani che svolazzano sopra la bassissima marea; Saint Andrews, qualche miglio dopo, cittadella che ospita l'università più antica della Scozia e una incantevole chiesa diroccata (con cimitero annesso, obviously), proprio sul mare.

Dunnotar Castle
Il cielo intanto si è riempito di nuvoloni grigiastri, così da creare un'atmosfera sinistra che ben si accompagna con il luogo simil-tenebroso... Il tempo di un pranzo veloce, fuori da un cafè in cui pare "Will & Kate met here!" (gli scozzesi hanno quest'abitudine a sbandierare qualunque tipo di luogo che abbia ispirato grandi storie, anche d'amore...) e ripartiamo diretti a uno dei più pazzeschi castelli che abbia mai visto in vita mia: il Dunnotar Castle. Il parcheggio straripa di auto e in effetti il sentierino che conduce all'imponente costruzione è affollato di turisti. Ci aggreghiamo a loro con il sorriso, pronti a lasciarci incantare ancora una volta da una nuova meraviglia. E così è: ripensare al celebre William Wallace che brucia un'intera guarnigione inglese rinchiusa tra quelle mura a strapiombo sul mare e, subito dopo, immaginare Zeffirelli sette secoli dopo con la macchina da presa a filmare Mel Gibson nel ruolo di Amleto...beh, affascinante è dire poco.
Ammiriamo la fortezza da ogni prospettiva e decidiamo di scendere nella baia sottostante per dedicarci a un meritato riposo. I sassolini su cui ci sdraiamo non sono nemmeno tanto scomodi, ma una cosa mi colpisce, immediatamente: la luce. Non appena chiudo gli occhi, il nero si illumina di un bagliore quasi magico, e una volta riaperte le palpebre, mi rendo conto che il sole è nascosto dalla "parte degli angeli", ovvero la percentuale di whisky che evapora e, salendo al cielo, va a mischiarsi alle nuvole. Come può crearsi questo effetto surreale? Mi guardo in giro e percepisco una sensazione strana, sfuggente. Piano piano la metto a fuoco... sono i fili d'erba, i singoli steli, le sfumature dei sassi a emanare luce. Una poesia inconsistente e luminescente.
...Ma la strada è ancora lunga e la sera si avvicina...
Highlands
Stavolta niente soste, dobbiamo raggiungere Grantown on Spey prima che i proprietari dei b&b vadano a dormire (e ho l'impressione che non abbiano una grande vita notturna, da queste parti...). Raggiungiamo il paese dopo ore di viaggio e natura senza tracce umane per diverse miglia. Dopo ricerche infruttuose, la fortuna vuole che la camera di un b&b difilato ma grazioso sia libera, così trascorriamo una notte alla "modica" cifra di 80 sterline, colazione inclusa alla Tulach Ard House. La mattina seguente ci aspetta una colazione deliziosa, preparata dalla simpatica padrona di casa.
Non ci resta che inoltrarci nelle tanto decantate Highlands!

Giorno 4: le Highlands e Durness


Su e giù, giù e su. Gli altipiani ci fanno salire e scendere come se la strada fosse un'altalena molto stretta, in cui bisogna accostarsi al "passing place" di turno non appena si scorge un'auto in direzione contraria. Lande desolate, sfumature di verde che si susseguono sulla terra e nuvole di ogni forma e dimensione si rincorrono nel cielo. Attirati dalle Falls of Shin decidiamo di deviare e andare a caccia di salmoni. In queste piccole cascate è infatti possibile assistere ai salmoni che tentano di risalire la corrente e, con un po' di pazienza e una breve lotta contro i midges che hanno iniziato a farsi vivi, riusciamo a scorgerne qualcuno.
Riprendiamo poi la marcia mentre qualche goccia comincia a scendere..Foto a loch che compaiono lungo la strada, a pecore che vagano per gli innumerevoli campi e poi, finalmente, Durness. Le case del villaggio sono sparse, non esiste un centro, e il sole è nuovamente scappato da qualche parte che non vediamo. Difficoltà iniziale nel trovare una sistemazione, è tutto prenotato.
Soluzioni:
             -tenda (inizia a piovigginare mentre la prendiamo in considerazione...)
spiagge bianche a Durness
               -ostello in camerata da 8.
Optiamo per la seconda e, ignari della notte quasi insonne a cui andiamo incontro, decidiamo di festeggiare con una deliziosa cioccolata calda (e scenograficamente eccezionale) al Cocoa Mountain ovvero il tempio del cioccolato. Camminiamo verso le spiagge bianche, un senso di pace ci invade ma allo stesso tempo la pioggia inizia a cadere con più convinzione... troviamo un riparo ma appena possibile ritorniamo sui nostri passi, che ci conducono alla Smoo Cave, una grotta visitabile (ma sono già le 17 e quindi è tutto chiuso!) in cui scattiamo qualche foto.

Cena nell'unico risto-pub della zona (indovinate un po' il menu...) e ritorno in ostello. Ora, dopo la favolosa esperienza nell'ostello edimburghese, in cui pulizia, tecnologia e privacy la facevano da padrone, questa pessima copia su al nord ci delude assai! L'odore è terribile, il caldo soffocante ma se si apre appena la finestrella aria gelida entra in modo incontrollato. In più, un simpatico cornovagliese ciclista ha cominciato a russare in modo illegale per essere in una camerata! Unica consolazione, il mio risveglio all'alba (ore 4.30) che mi permette di ammirare il cielo sempre più rosato.



nuvole ovvero... La parte degli angeli!
Giorno 5 e 6: Ullapool e Skye

Nessun'automobile per quasi due ore. Noi, unici vagabondi in queste terre del nord, tra colline brulle e paesaggi aspri. Teniamo un sottofondo musicale a farci compagnia, parliamo poco. "If i had an heart", canzone di apertura della recente e apprezzabile serie tv Vikings, si dimostra colonna sonora perfetta per questi luoghi che non sembrano avere un passato, né un futuro. Attraversiamo questo "non tempo" scorgendo rari paesini in lontananza. Case singole per lo più. Facciamo sosta solo a Ullapool, per visitare un negozio di prodotti scozzesi e finalmente effettuare il primo acquisto "tipico": un bel maglione di 100% pure wool, come recita l'etichetta. In effetti, ci tuffo il naso dentro e, sì, sa di pecora! In un lampo di fortuna, mentre controllo WiFi disponibili, mi giunge inaspettata una mail... la proprietaria di un b&b sull'isola di Skye ha risposto affermativamente! Miracolo! Eravamo piuttosto scoraggiati infatti, pronti a estrarre la tenda e piantarla sulla terra isolana di Skye. E invece una bizzarra donna di Broadford è pronta a ospitarci nella sua stramba casa.
Skye
Attraversiamo il ponte che dalla terraferma porta sull'isola e, ancora una volta, la sorpresa più grande risiede nei colori. Il cielo sembra spaccato in due: da una parte nuvole spaventose e al di là di una linea ben definita, risplende l'azzurro sgargiante dei migliori cieli estivi. Approfittiamo di questa combinazione cromatica e ci godiamo la vista del mare, di un blu intenso. Raggiungiamo quindi il nostro b&b, accanto a un grosso gregge di pecore che ci terrà costantemente compagnia con gioiosi belati.Il punto di partenza per visitare Skye è molto buono, dal momento che si trova a sud e l'isola e la parte più a nord è raggiungibile in circa due ore d'auto.


In un giorno abbiamo visitato:
The Old Man of Storr
-The Old man of Storr: un complesso di rocce che si erge su un dislivello a 500 metri da terra, su di una collina. Raggiungibile con una camminata di circa30- 40 minuti, merita una sosta.
Quando si è al di sotto della roccia di 49 metri e si ammira il paesaggio...beh, anche il fiatone della salita sparisce!
 La cosa più particolare? Le giovani asiatiche con addosso ballerine o zeppe... non molto appropriate direi! (consiglio un buon paio di scarpe da tennis, terreno leggermente franabile in certi punti e poi, sempre meglio essere comodi!)

Kilt Rock
-curva dopo curva, sempre nel Trottenshire (regione di cui fa parte anche l'Old Man), si arriva alla bella Kilt Rock: a strapiombo sul mare una falesia gigantesca che si crede un kilt! Decisamente panoramica, le frange di roccia immerse nell'acqua cristallina valgono la sosta.







-Neist Point: il punto più occidentale dell'isola. Qui è conservato un vecchio faro che una volta era hotel ma ora in disuso. In effetti sparisce di fronte alla maestosità del paesaggio, davvero grandioso in questa zona di Skye.

faro di Neist Point











Durante la nostra visita il signor Eolo ci rende clemenza (dicono tiri un vento notevole da queste parti!)e ci godiamo i dolci saliscendi e i picchi a precipizio sul mare che si susseguono fino ad arrivare agli scogli. Da qui, mentre riposiamo, avvistiamo una foca emersa dalla superficie ultrapiatta del mare. La mia gioia? Indescrivibile!


foche nella baia di Dunvegan,
castello sullo sfondo.
-Dunvegan: sì, c'è un castello. No, non merita la visita. Da fuori è un ammasso di cemento tristissimo, e spicca ancora di più perché emerge dai colori sgargianti dei giardini in cui è immerso. Paghiamo il ticket per la visita dei giardini per poter raggiungere la baia e, da qui, effettuare un'escursione di 30minuti per vedere da vicino una colonia di 300 foche. Esperienza indimenticabile! Io fremo come una bambina di fronte alla bancarella dei dolci ma il mio ragazzo deve ammettere che non è rimasto immune dalla dolcezza e dalla simpatia di questi tenerissimi mammiferi spiaggiati sugli isolotti della baia.



Giorno 7: Eilean Donan Castle, Loch Ness e Fort William
 (Ben Nevis mountain)

Svegliati dal solito belare e dalla prospettiva di una ricca colazione (decisamente abbondante e gustosa!), ci prepariamo a dare l'arrivederci a Skye.. non si può trattare di un addio, infatti, perché abbiamo tutte le intenzioni di far ritorno in questo spicchio di paradiso verdeggiante.
Eilean Donan
Riprendiamo quindi la marcia diretti all'Eilean Donan, che significa "isola di Donan". La particolarità del castello è che si trova su un isolotto nel loch Duich, accanto al tranquillo paesino di Dornie, a cui è collegato tramite un ponte antico percorribile solo a piedi.. Nonostante siano le 9.30 i turisti affollano ogni lembo di terra e decidiamo di proseguire senza entrare a visitare gli interni.
Macinando miglia su miglia, raggiungiamo il loch scozzese per antonomasia, quello che noi italiani chiamiamo (sbagliando!) "il lago di loch Ness"... Scorgiamo le rovine del castello di Urquhart sulle sponde di questo specchio d'acqua lungo 27 km e stretto 1,5 nel suo punto più ampio. Ci ripromettiamo di visitare le rovine dopo aver fatto tappa al paesino di Drumnadrochit (nome che sembra uscito da qualche saga fantasy). Unica attrazione locale: ovvio, il misterioso Nessie! Scartando l'ipotesi di passare una notte qui (è il classico paesello commerciale attira-turismo-di-massa) , torniamo all'Urquhart e entriamo a visitarlo.
Urquhard Castle e Loch Ness
Molti pannelli espositivi disposti lungo il percorso ci delucidano sulla storia di quelle mura, distrutte in seguito a un probabile assedio. Ci concediamo una pausa pranzo sulle rive del loch, in cui pucciamo persino i piedi.
Si fa sera e siamo decisi a saltare Fort August per scendere alla ridente e, a quanto scrive Routard, piovosissima Fort William. Il traffico in cui veniamo risucchiati non appena entriamo nella città ci fa capire che siamo oramai lontani dalla tranquillità delle Highlands... ma in fondo, non siamo dispiaciuti di fare un giro tra le vie straripanti di negozi. La solita "recherche" ci spinge a varcare la soglia di ogni b&b che incrociamo sul nostro percorso ma sarà solo salendo per le stradine in collina che veniamo accolti da Mrs MacDonald. La stanza si trova nel sottotetto della casa ed è molto accogliente (e calda, considerato che il sole splende alto in cielo) ma ci stiamo per poco perché alle 19 siamo di nuovo sulla 500 in direzione Ben Nevis. Si tratta della più alta montagna del Regno Unito, "ben" 1300 metri... con un sentiero che, tra andata e ritorno, prevede 7 ore di escursione. Questa tempistica verrà sfatata dal mio boyfriend montanaro, dato che è allenato con le cime italiane e intraprende una salita alla vetta alle 4 del mattino, per essere di nuovo al b&b in perfetto orario per il breakfast delle 8.30. Ma noi stiamo andando a cena ora e, grazie alle interessanti recensioni lette su tripadvisor, siamo incuriositi dalla cucina di questo risto-rifugio(Ben Nevis Inn) Confermiamo i giudizi positivi perché ceniamo molto bene, al contrario del solito, nonostante Luca si sia arrischiato a ordinare un piatto di pasta con salmone e bacon. Il salmone è del luogo (pazzesco, mangiare del pesce in montagna!) mentre io oramai abbonata agli hamburger, mi gusto il buono (e pure bello!) paninozzo.
Rincasiamo prima del tramonto e, mentre io riprendo le energie per affrontare il terzultimo giorno, il mio ragazzo effettua la sua escursione, scatenando l'invidia delle altre due coppie con cui condividiamo la colazione nella sala del b&b la mattina seguente. Dopo uno scambio di battute coi proprietari che sembravano incarnare l'intera serie di "pregiudizi" sugli scozzesi (mai parlare di calcio, mai pronunciare la parola "England", avere notevoli difficoltà nella comprensione delle loro frasi soprattutto quando pronunciano quella sfilza infinita di "Sh"), ci avventuriamo lungo la via centrale per effettuare nuovi acquisti. Non possiamo trattenerci dal comprare scatole di Walkers, i biscotti che ci hanno tenuto compagnia per l'intera vacanza, il cui contenuto di grassi penso superi qualunque dolce noto in Italia.


Giorno 8: i Trossachs, la distilleria di Crieff e Kilmahog

Giornata di improvvisazioni a lieto fine.
Ci allontaniamo da Fort William per dirigerci verso la regione verdeggiante dei Trossachs, in cui abbiamo deciso di trascorrere una notte. Sfogliando la guida ci accorgiamo che nei pressi c'è un luogo che vorremmo proprio visitare... la più antica distilleria scozzese, a Crieff, The Famous Grouse.
Allungando di alcune miglia ci dirigiamo quindi in questo piccolo paradiso del whisky, mentre ci facciamo una cultura sull'argomento leggendo le interessanti informazioni che l'amica Routard ci fornisce.
Guinness World Record 
Arrivati alla 1p.m. optiamo per tapparci lo stomaco con un paio di Walkers e ci mettiamo in fila per fare il biglietto per la visita. Il tour guidato è molto chiaro, spiegano le diverse fasi di lavorazione del malto, il percorso che i chicchi seguono fino alle capienti botti in cui restano, immersi nell'acqua a sviluppare un iniziale grado alcolico. Ah, per la cronaca, questa è la distilleria che Kate & William hanno visitato qualche tempo fa... il tour termina (dopo circa 1 ora) con un assaggio del loro whisky e la foto di rito accanto alla bottiglia vincitrice del Guinness World Record.
Soddisfatti di aver allungato la strada, torniamo a immergerci nei boschi che ci portano a Kilmahog, in cui credo esistano solo il Lade Inn (specie di trattoria in cui ceniamo con prodotti del loro orto e carne della zona), il Woollen Mill (una sorta di fattoria con le mucche hamish, quelle grosse a pelo lungo e con le corna)
e il b&b in cui siamo ospitati.
Si tratta del Bridgen Cottage una casa immersa in un boschetto accanto a un fiume. Atmosfera gradevolissima, contornata dal fatto che ci accoglie una vecchina seduta accanto alla finestra con in grembo un micio nero (scopriamo che è una femmina e si chiama, con molta fantasia, Nessie) mentre beve una tazza di tè. Quadretto delizioso!
mucca Hamish
Colpiti in positivo dall'ambiente (libri ovunque, arredamento molto particolare e bella camera nel sottotetto) accettiamo la spesa di 70sterline colazione inclusa. Diane, la proprietaria, ci dichiara il proprio amore per la lingua italiana e, dopo averci riempito i piatti con succulenti salsicce (e tutto il resto, as usual), ci augura un incerto "BON APPETIT!".



Giorno 9: Callander e Stirling

Ci spostiamo poi a Callander, per fare una passeggiata fino alle Bracklinn Falls, cascatelle graziose immerse nel bosco.
L'ultima tappa della nostra vacanza è Stirling e lì ci dirigiamo per trascorrere una giornata all'insegna della scoperta della città.
Passiamo prima a sistemare le valigine nell'Università poco fuori dal centro, in un campus immenso, in cui oltre agli edifici canonici ci sono: un castello, un loch, una piscina, un cinema... e le camere in cui dormiremo, in una specie di hotel (e l'ambiente risulterà più "freddo" dei soliti b&b, con una colazione deludente) allo Stirling Management Center.
Wallace Monument
Alle nostre spalle si erge il Wallace Monument, la classica "torre dei cattivi" che sembra uscita da qualche cartone animato...il centro di Stirling è invece caotico, con una zona pedonale nella Old Town, il castello (una sorta di copia rimpicciolita di quello di Edimburgo) e un sacco di negozi e ristoranti.
Entriamo allo Smith Museum in cui, nelle diverse sale, possiamo ripercorrere la storia locale e osservare da vicino reperti resistiti a centinaia di secoli.
Decisi più che mai a non finire nell'ennesimo pub (ma nemmeno a spendere troppo...), optiamo per il Filling Station, un locale molto invitante dall'esterno ma che non si rivela all'altezza delle aspettative. Cucina tipica americana a prezzi scozzesi (alti!) ma abbinamenti di sapori obrobriosi (e servizio pessimo).
Appesantiti dalla cena ci rintaniamo nella nostra camera nient'affatto insonorizzata (come invece annunciava la descrizione su internet) ma crolliamo fino alla mattina seguente

Giorno 10: Linlightow e Blackness Castle, Edimburgh airport

Con molta calma ci accingiamo a godere le ultime ore oltreManica e guidiamo fino al ridente paesino di Linlightow, sul mare. Passeggiamo e visitiamo l'imponente chiesa, ammiriamo l'ultimo loch e ci dirigiamo infine al Blackness Castle, dove trascorriamo il pomeriggio.
Il sole decide di farci un altro regalo permettendoci di rincasare con un colorito inaspettato per i nostri parenti rimasti a subire "le ire di Thor", in Brianza... in questa settimana hanno infatti registrato un sorprendente numero di temporali decisamente devastanti, mentre noi eravamo a lamentarci del caldo delle Highlands!
Riportiamo la 500 all'Hilton, veniamo scortati da un bus fino all'aeroporto e, con pazienza, attendiamo l'ora del volo di rientro, forse più leggeri, perché un pezzetto di cuore lo abbiamo lasciato a Neist Point e le lunghe camminate ci aiutavano a smaltire i pasti ipercalorici...

...con la speranza di tornare, magari per l'Hogmanay...(il sensazionale capodanno festeggiato a Edimburgo!)



il nostro bolide rosso!
Neist Point

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