venerdì 8 agosto 2014

...Fallen in Love with Scotland...

Il volo è prenotato, l'auto a noleggio pure.
Dieci giorni alla scoperta della regione più selvaggia e montuosa (ma ci sarà una lunga parentesi a tal proposito) del Regno Unito, il viaggio di laurea che tanto aspettavo, l'occasione per assaggiare un altro pezzo di mondo.
Siamo in due, purtroppo Thorin, il nostro bovaro del bernese, lo lasciamo a casa: il viaggio in aereo sarebbe una mazzata... ma una volta atterrati, ci rendiamo conto di quanto sarebbero piaciute anche a lui le Highlands e tutto il resto.
la nostra Routard
sull'Old Man of Storr (Skye)
Con l'ultima edizione della guida Routard sempre nello zaino abbiamo in testa un itinerario abbastanza preciso ma abbiamo deciso di non prenotare nessuna sistemazione per la notte, sfidando la massa di turisti che affolla questa zona in estate. Un rischio, è vero, ma ci siamo anche muniti di tenda, considerata l'elevata quantità di campeggi (ma anche il camping libero è ben accettato). Alla fine non l'abbiamo mai utilizzata, anche se in un paio di occasioni siamo stati costretti a spendere più sterline del previsto per una notte+colazione.
Prima di tutto un paio di siti imprescindibili: http://www.scoziatravel.it/ e http://www.visitscotland.com/it-it/

Evidenziate le parole contenenti link che potete raggiungere con un semplice click!

E ora, seguitemi per i vicoli di Edimburgo, le lande desolate del nord, le spiagge bianche con il mare piatto, baie ricche di isolotti con foche spiaggiate e tante, tantissime pinte di birra...

Ma andiamo con ordine.

Giorno 1 e 2: Edimburgo.
La capitale che profuma di storia e di fascino.
Impossibile resistere alle viuzze pedonali della Old Town, ai comignoli scuri che svettano sui tetti, al castello arroccato visibile quasi da qualunque punto della bella "Edimbra", come viene spesso chiamata.
castello di Edimburgo
Il nostro ostello, prenotato da casa, si trova in un punto comodo della mappa, vicino alla Lothian Road che percorreremo più volte al giorno durante la nostra (purtroppo) breve permanenza: è il Summer Hostel ovvero una comoda, pulita e modernissima struttura (persino economica!) che si rivela ottimo punto d'appoggio per le nostre scarpinate cittadine.





Ci avventuriamo subito alla scoperta degli incantevoli scorci di cui ho tanto letto e non veniamo mai delusi.
 Ci muoviamo sempre a piedi e riusciamo a raggiungere tutti i punti che ci interessano con la dovuta calma (siamo in vacanza, in fondo!). Prima di arrivare a Princes Street, il vialone dello shopping invaso da bus a due piani, taxi e un traffico frizzantino, facciamo tappa al primo (di tanti...!) cimitero che compare magicamente accanto a un immenso parco, che scopriamo far parte dei meravigliosi Princes Street Gardens, costeggianti l'omonima strada e fonte di numerose soste ristoratrici per i nostri piedi affamati di novità.
Le lapidi si ergono indossando secoli di storia, fiori ricoprono alcune tombe e noi, come altri turisti, non la smettiamo più di immortalare quei brevi frammenti di tempo immobile.
è sicuramente meno celebre del Greyfriars, il cimitero al cui esterno si può ammirare una delle statue più fotografate della Scozia, il cagnolino Bobby: terrier tanto fedele al suo padrone defunto da trascorre diversi anni accanto alla sua tomba, gesto che gli valse la costruzione della suddetta statua.

Walter Scott Monument
in Princes Street
La piacevole scoperta di moltissimi musei gratis (udite udite!) a Edimburgo ci attira verso la National Gallery, imponente edificio che ospita un elevatissimo numero di opere, specialmente italiane, godibili sulle pareti rosse passeggiando su una nobilissima moquette che assorbe stupore e meraviglia nel lasciar saziare gli occhi di Tiziano, Raffaello, Canova... Trascorriamo quasi più tempo del previsto ma questa artistica ingordigia ci porta a non sostare più di tanto prima del prossimo museo, quello dei ritratti (National Portrait Gallery). Gli interni sono maestosi, ogni sala ospita busti e quadri dei personaggi che in qualche modo hanno segnato la storia della nazione. Schermi interattivi permettono persino di approfondire le biografie di ognuno di loro, mettendo alla prova quanto appreso dopo la visita con simpatici giochini di memoria.
Il museo degli scrittori è un'altra delle tappe obbligate del percorso: tre parole per descriverlo: angusto, eterno e poetico. il Writers Museum racconta di Sir Walter Scott, fa rivivere le poesie del giovane sventurato Robert Burns, rivela l'identità del padre di Dr. Jekyll e del suo terribile alter ego Mr Hyde.

E quando si fa sera, che succede? Si sale.
Perché dall'alto la città emana nuove fragranze, regala emozioni e dettagli che quando si è immersi nelle sue viscere non si riescono a percepire. Sia Calton Hill che Arthur's Seat si rivelano due punti panoramici eccezionali. Ma è dalla seconda collina che decidiamo di ammirare un tramonto che tarda ad arrivare, nonostante siano le 9.30p.m e siamo reduci da una frettolosa corsa per paura di perderci il calar del sole.

Riempiamo l'attesa scattando foto a non finire, ridendo del forte vento che ci fa gonfiare i cappucci delle giacche come fossero piccole mongolfiere e inspirando la gioia di questo inizio strepitoso.
vista della città dall'Arhur's Seat
Non ho ancora fatto accenni a una storia, anzi a "La storia" per eccellenza a cui sono certa molti di voi staranno pensando..Harry Potter! Ebbene, pare proprio che il celebre maghetto dagli occhiali rotondi sia nato sulle sedie (piuttosto scomode per partorire un long seller di tale calibro, se devo essere sincera) di un coffee shop come tanti, l'Elephant House. La Rowling ha consacrato questo luogo che ora gode di una notevole (ma altrettanto esasperata) fama, e nemmeno la più scettica parte di me ha potuto esimersi dalla tentazione di varcare la soglia... Sorseggiando un sidro più alcolico del previsto, non sono stata illuminata da alcuna scintilla narrativa...Diciamo che ci sono posti, in Scozia, ben più "ispiratori" di un localuccio affollato.

Scottish Breakfast
Visto che ci troviamo in un luogo di ristoro, avvio un paragrafo in merito al cibo scozzese.
Dunque, parlo da italiana che ha provato cucine lontano dalla propria nazione e...devo ammettere che quella dell'oltre-Manica è una delle peggiori! Se posso attribuire un punto a favore alla colazione iperenergetica (anche se del full Scottish breakfast né io né il mio ben più onnivoro fidanzato siamo mai riusciti a mangiare tutto, dal momento che include: salsicce, bacon, pomodoro, uovo, fagioli, minitortino di patate, funghi, black pudding e...l'haggis= insaccato di interiora di pecora macinate insieme a cipolla, farina d'avena e troppe cose per ricordarmele tutte...), non posso certamente appoggiare l'associazione con del caffè(...scordatevi quello della cara vecchia moka...) o del tè caldo...
Beh, ma ci saranno pur sempre i dolci, no? Nì. Dolce è un concetto estremo per chi indossa il kilt. Glasse di ogni tipo, meringhe, burro d'arachidi, sono gli elementi base di qualunque dessert.
Che finisce per rivelarsi fatalmente nauseabondo, of course.
Altre particolarità alimentari degli scozzesi sono gli orari di consumo pasti: la cena è tra le 17 e le 19 (e molte cucine cominciano a chiudere poco dopo...), ma se si entra in un pub ci si deve scordare un buon abbinamento "cibo+birra" perché casomai il ragionamento è inverso: si entra, ci si appoggia al bel bancone in legno inalando il tipico odore di stanza chiusa 24 ore al giorno, e si ordina "one pint".
Poi, dopo essersi accomodati, si pensa a riempire lo stomaco.
E cosa c'è di più consono da mandar giù assieme a una buona (devo ammetterlo, mai una delusione dal fronte birre!) Lager (o una Ale, ma questo è il caso del mio ragazzo, dal momento che io amo le bollicine)? Certo, l'hamburger. O il fish&chips, per gli amanti del genere.
Insomma, se non si sta attenti si rischia di tornare a casa rotolando, dopo un soggiorno scozzese!
I prezzi dei ristoranti si rivelano infatti proibitivi e le volte in cui decidiamo di cenare in trattorie o simili i piatti di verdure lesse totalmente scondite (accompagnate a brodaglie eccessivamente saporite in cui sono immersi bocconcini di carne) ci fanno rimpiangere le insalatine di contorno a bistecche ai ferri.
 Come se non bastasse, ogni tavolo straborda di salse di ogni tipo! Un invito ad uccidere i sapori dei piatti, in pratica.

Giorno 3: la regione del Fife, il Dunnotar Castle, Saint Andrews e Grantown on Spey.

Lasciamo (a malincuore!) l'incantevole Edimburgo su un bus che ci porta all'aeroporto... Una volta lì ci dirigiamo verso l'Hilton Hotel per ritirare l'auto prenotata...sorpresa piacevole, non ci aspetta nessuna macchina magari un po' scassata (considerato il prezzo pagato, 18 euro al giorno assicurazione inclusa) ma un'elegante 500 rossa fiammante!
Il panico da guida sulla corsia di sinistra è cominciato alla prima rotonda, quando orde di macchine giungevano inaspettate da ogni lato... Ma tenendo sempre ben alta l'attenzione abbiamo raggiunto la prima tappa del nostro percorso verso il nord: la regione del Fife.
Qui il giallo paglierino si fonde con il verde il quale, a sua volta si slancia verso l'azzurro del cielo.
Dolcissime curve ci offrono scenari bucolici e, a sorpresa, compare in lontananza il mare.
Brevi soste in qualche paesino che ci consiglia la Routard: Crail, che racchiude un porticciolo con barche ormeggiate e infiniti gabbiani che svolazzano sopra la bassissima marea; Saint Andrews, qualche miglio dopo, cittadella che ospita l'università più antica della Scozia e una incantevole chiesa diroccata (con cimitero annesso, obviously), proprio sul mare.

Dunnotar Castle
Il cielo intanto si è riempito di nuvoloni grigiastri, così da creare un'atmosfera sinistra che ben si accompagna con il luogo simil-tenebroso... Il tempo di un pranzo veloce, fuori da un cafè in cui pare "Will & Kate met here!" (gli scozzesi hanno quest'abitudine a sbandierare qualunque tipo di luogo che abbia ispirato grandi storie, anche d'amore...) e ripartiamo diretti a uno dei più pazzeschi castelli che abbia mai visto in vita mia: il Dunnotar Castle. Il parcheggio straripa di auto e in effetti il sentierino che conduce all'imponente costruzione è affollato di turisti. Ci aggreghiamo a loro con il sorriso, pronti a lasciarci incantare ancora una volta da una nuova meraviglia. E così è: ripensare al celebre William Wallace che brucia un'intera guarnigione inglese rinchiusa tra quelle mura a strapiombo sul mare e, subito dopo, immaginare Zeffirelli sette secoli dopo con la macchina da presa a filmare Mel Gibson nel ruolo di Amleto...beh, affascinante è dire poco.
Ammiriamo la fortezza da ogni prospettiva e decidiamo di scendere nella baia sottostante per dedicarci a un meritato riposo. I sassolini su cui ci sdraiamo non sono nemmeno tanto scomodi, ma una cosa mi colpisce, immediatamente: la luce. Non appena chiudo gli occhi, il nero si illumina di un bagliore quasi magico, e una volta riaperte le palpebre, mi rendo conto che il sole è nascosto dalla "parte degli angeli", ovvero la percentuale di whisky che evapora e, salendo al cielo, va a mischiarsi alle nuvole. Come può crearsi questo effetto surreale? Mi guardo in giro e percepisco una sensazione strana, sfuggente. Piano piano la metto a fuoco... sono i fili d'erba, i singoli steli, le sfumature dei sassi a emanare luce. Una poesia inconsistente e luminescente.
...Ma la strada è ancora lunga e la sera si avvicina...
Highlands
Stavolta niente soste, dobbiamo raggiungere Grantown on Spey prima che i proprietari dei b&b vadano a dormire (e ho l'impressione che non abbiano una grande vita notturna, da queste parti...). Raggiungiamo il paese dopo ore di viaggio e natura senza tracce umane per diverse miglia. Dopo ricerche infruttuose, la fortuna vuole che la camera di un b&b difilato ma grazioso sia libera, così trascorriamo una notte alla "modica" cifra di 80 sterline, colazione inclusa alla Tulach Ard House. La mattina seguente ci aspetta una colazione deliziosa, preparata dalla simpatica padrona di casa.
Non ci resta che inoltrarci nelle tanto decantate Highlands!

Giorno 4: le Highlands e Durness


Su e giù, giù e su. Gli altipiani ci fanno salire e scendere come se la strada fosse un'altalena molto stretta, in cui bisogna accostarsi al "passing place" di turno non appena si scorge un'auto in direzione contraria. Lande desolate, sfumature di verde che si susseguono sulla terra e nuvole di ogni forma e dimensione si rincorrono nel cielo. Attirati dalle Falls of Shin decidiamo di deviare e andare a caccia di salmoni. In queste piccole cascate è infatti possibile assistere ai salmoni che tentano di risalire la corrente e, con un po' di pazienza e una breve lotta contro i midges che hanno iniziato a farsi vivi, riusciamo a scorgerne qualcuno.
Riprendiamo poi la marcia mentre qualche goccia comincia a scendere..Foto a loch che compaiono lungo la strada, a pecore che vagano per gli innumerevoli campi e poi, finalmente, Durness. Le case del villaggio sono sparse, non esiste un centro, e il sole è nuovamente scappato da qualche parte che non vediamo. Difficoltà iniziale nel trovare una sistemazione, è tutto prenotato.
Soluzioni:
             -tenda (inizia a piovigginare mentre la prendiamo in considerazione...)
spiagge bianche a Durness
               -ostello in camerata da 8.
Optiamo per la seconda e, ignari della notte quasi insonne a cui andiamo incontro, decidiamo di festeggiare con una deliziosa cioccolata calda (e scenograficamente eccezionale) al Cocoa Mountain ovvero il tempio del cioccolato. Camminiamo verso le spiagge bianche, un senso di pace ci invade ma allo stesso tempo la pioggia inizia a cadere con più convinzione... troviamo un riparo ma appena possibile ritorniamo sui nostri passi, che ci conducono alla Smoo Cave, una grotta visitabile (ma sono già le 17 e quindi è tutto chiuso!) in cui scattiamo qualche foto.

Cena nell'unico risto-pub della zona (indovinate un po' il menu...) e ritorno in ostello. Ora, dopo la favolosa esperienza nell'ostello edimburghese, in cui pulizia, tecnologia e privacy la facevano da padrone, questa pessima copia su al nord ci delude assai! L'odore è terribile, il caldo soffocante ma se si apre appena la finestrella aria gelida entra in modo incontrollato. In più, un simpatico cornovagliese ciclista ha cominciato a russare in modo illegale per essere in una camerata! Unica consolazione, il mio risveglio all'alba (ore 4.30) che mi permette di ammirare il cielo sempre più rosato.



nuvole ovvero... La parte degli angeli!
Giorno 5 e 6: Ullapool e Skye

Nessun'automobile per quasi due ore. Noi, unici vagabondi in queste terre del nord, tra colline brulle e paesaggi aspri. Teniamo un sottofondo musicale a farci compagnia, parliamo poco. "If i had an heart", canzone di apertura della recente e apprezzabile serie tv Vikings, si dimostra colonna sonora perfetta per questi luoghi che non sembrano avere un passato, né un futuro. Attraversiamo questo "non tempo" scorgendo rari paesini in lontananza. Case singole per lo più. Facciamo sosta solo a Ullapool, per visitare un negozio di prodotti scozzesi e finalmente effettuare il primo acquisto "tipico": un bel maglione di 100% pure wool, come recita l'etichetta. In effetti, ci tuffo il naso dentro e, sì, sa di pecora! In un lampo di fortuna, mentre controllo WiFi disponibili, mi giunge inaspettata una mail... la proprietaria di un b&b sull'isola di Skye ha risposto affermativamente! Miracolo! Eravamo piuttosto scoraggiati infatti, pronti a estrarre la tenda e piantarla sulla terra isolana di Skye. E invece una bizzarra donna di Broadford è pronta a ospitarci nella sua stramba casa.
Skye
Attraversiamo il ponte che dalla terraferma porta sull'isola e, ancora una volta, la sorpresa più grande risiede nei colori. Il cielo sembra spaccato in due: da una parte nuvole spaventose e al di là di una linea ben definita, risplende l'azzurro sgargiante dei migliori cieli estivi. Approfittiamo di questa combinazione cromatica e ci godiamo la vista del mare, di un blu intenso. Raggiungiamo quindi il nostro b&b, accanto a un grosso gregge di pecore che ci terrà costantemente compagnia con gioiosi belati.Il punto di partenza per visitare Skye è molto buono, dal momento che si trova a sud e l'isola e la parte più a nord è raggiungibile in circa due ore d'auto.


In un giorno abbiamo visitato:
The Old Man of Storr
-The Old man of Storr: un complesso di rocce che si erge su un dislivello a 500 metri da terra, su di una collina. Raggiungibile con una camminata di circa30- 40 minuti, merita una sosta.
Quando si è al di sotto della roccia di 49 metri e si ammira il paesaggio...beh, anche il fiatone della salita sparisce!
 La cosa più particolare? Le giovani asiatiche con addosso ballerine o zeppe... non molto appropriate direi! (consiglio un buon paio di scarpe da tennis, terreno leggermente franabile in certi punti e poi, sempre meglio essere comodi!)

Kilt Rock
-curva dopo curva, sempre nel Trottenshire (regione di cui fa parte anche l'Old Man), si arriva alla bella Kilt Rock: a strapiombo sul mare una falesia gigantesca che si crede un kilt! Decisamente panoramica, le frange di roccia immerse nell'acqua cristallina valgono la sosta.







-Neist Point: il punto più occidentale dell'isola. Qui è conservato un vecchio faro che una volta era hotel ma ora in disuso. In effetti sparisce di fronte alla maestosità del paesaggio, davvero grandioso in questa zona di Skye.

faro di Neist Point











Durante la nostra visita il signor Eolo ci rende clemenza (dicono tiri un vento notevole da queste parti!)e ci godiamo i dolci saliscendi e i picchi a precipizio sul mare che si susseguono fino ad arrivare agli scogli. Da qui, mentre riposiamo, avvistiamo una foca emersa dalla superficie ultrapiatta del mare. La mia gioia? Indescrivibile!


foche nella baia di Dunvegan,
castello sullo sfondo.
-Dunvegan: sì, c'è un castello. No, non merita la visita. Da fuori è un ammasso di cemento tristissimo, e spicca ancora di più perché emerge dai colori sgargianti dei giardini in cui è immerso. Paghiamo il ticket per la visita dei giardini per poter raggiungere la baia e, da qui, effettuare un'escursione di 30minuti per vedere da vicino una colonia di 300 foche. Esperienza indimenticabile! Io fremo come una bambina di fronte alla bancarella dei dolci ma il mio ragazzo deve ammettere che non è rimasto immune dalla dolcezza e dalla simpatia di questi tenerissimi mammiferi spiaggiati sugli isolotti della baia.



Giorno 7: Eilean Donan Castle, Loch Ness e Fort William
 (Ben Nevis mountain)

Svegliati dal solito belare e dalla prospettiva di una ricca colazione (decisamente abbondante e gustosa!), ci prepariamo a dare l'arrivederci a Skye.. non si può trattare di un addio, infatti, perché abbiamo tutte le intenzioni di far ritorno in questo spicchio di paradiso verdeggiante.
Eilean Donan
Riprendiamo quindi la marcia diretti all'Eilean Donan, che significa "isola di Donan". La particolarità del castello è che si trova su un isolotto nel loch Duich, accanto al tranquillo paesino di Dornie, a cui è collegato tramite un ponte antico percorribile solo a piedi.. Nonostante siano le 9.30 i turisti affollano ogni lembo di terra e decidiamo di proseguire senza entrare a visitare gli interni.
Macinando miglia su miglia, raggiungiamo il loch scozzese per antonomasia, quello che noi italiani chiamiamo (sbagliando!) "il lago di loch Ness"... Scorgiamo le rovine del castello di Urquhart sulle sponde di questo specchio d'acqua lungo 27 km e stretto 1,5 nel suo punto più ampio. Ci ripromettiamo di visitare le rovine dopo aver fatto tappa al paesino di Drumnadrochit (nome che sembra uscito da qualche saga fantasy). Unica attrazione locale: ovvio, il misterioso Nessie! Scartando l'ipotesi di passare una notte qui (è il classico paesello commerciale attira-turismo-di-massa) , torniamo all'Urquhart e entriamo a visitarlo.
Urquhard Castle e Loch Ness
Molti pannelli espositivi disposti lungo il percorso ci delucidano sulla storia di quelle mura, distrutte in seguito a un probabile assedio. Ci concediamo una pausa pranzo sulle rive del loch, in cui pucciamo persino i piedi.
Si fa sera e siamo decisi a saltare Fort August per scendere alla ridente e, a quanto scrive Routard, piovosissima Fort William. Il traffico in cui veniamo risucchiati non appena entriamo nella città ci fa capire che siamo oramai lontani dalla tranquillità delle Highlands... ma in fondo, non siamo dispiaciuti di fare un giro tra le vie straripanti di negozi. La solita "recherche" ci spinge a varcare la soglia di ogni b&b che incrociamo sul nostro percorso ma sarà solo salendo per le stradine in collina che veniamo accolti da Mrs MacDonald. La stanza si trova nel sottotetto della casa ed è molto accogliente (e calda, considerato che il sole splende alto in cielo) ma ci stiamo per poco perché alle 19 siamo di nuovo sulla 500 in direzione Ben Nevis. Si tratta della più alta montagna del Regno Unito, "ben" 1300 metri... con un sentiero che, tra andata e ritorno, prevede 7 ore di escursione. Questa tempistica verrà sfatata dal mio boyfriend montanaro, dato che è allenato con le cime italiane e intraprende una salita alla vetta alle 4 del mattino, per essere di nuovo al b&b in perfetto orario per il breakfast delle 8.30. Ma noi stiamo andando a cena ora e, grazie alle interessanti recensioni lette su tripadvisor, siamo incuriositi dalla cucina di questo risto-rifugio(Ben Nevis Inn) Confermiamo i giudizi positivi perché ceniamo molto bene, al contrario del solito, nonostante Luca si sia arrischiato a ordinare un piatto di pasta con salmone e bacon. Il salmone è del luogo (pazzesco, mangiare del pesce in montagna!) mentre io oramai abbonata agli hamburger, mi gusto il buono (e pure bello!) paninozzo.
Rincasiamo prima del tramonto e, mentre io riprendo le energie per affrontare il terzultimo giorno, il mio ragazzo effettua la sua escursione, scatenando l'invidia delle altre due coppie con cui condividiamo la colazione nella sala del b&b la mattina seguente. Dopo uno scambio di battute coi proprietari che sembravano incarnare l'intera serie di "pregiudizi" sugli scozzesi (mai parlare di calcio, mai pronunciare la parola "England", avere notevoli difficoltà nella comprensione delle loro frasi soprattutto quando pronunciano quella sfilza infinita di "Sh"), ci avventuriamo lungo la via centrale per effettuare nuovi acquisti. Non possiamo trattenerci dal comprare scatole di Walkers, i biscotti che ci hanno tenuto compagnia per l'intera vacanza, il cui contenuto di grassi penso superi qualunque dolce noto in Italia.


Giorno 8: i Trossachs, la distilleria di Crieff e Kilmahog

Giornata di improvvisazioni a lieto fine.
Ci allontaniamo da Fort William per dirigerci verso la regione verdeggiante dei Trossachs, in cui abbiamo deciso di trascorrere una notte. Sfogliando la guida ci accorgiamo che nei pressi c'è un luogo che vorremmo proprio visitare... la più antica distilleria scozzese, a Crieff, The Famous Grouse.
Allungando di alcune miglia ci dirigiamo quindi in questo piccolo paradiso del whisky, mentre ci facciamo una cultura sull'argomento leggendo le interessanti informazioni che l'amica Routard ci fornisce.
Guinness World Record 
Arrivati alla 1p.m. optiamo per tapparci lo stomaco con un paio di Walkers e ci mettiamo in fila per fare il biglietto per la visita. Il tour guidato è molto chiaro, spiegano le diverse fasi di lavorazione del malto, il percorso che i chicchi seguono fino alle capienti botti in cui restano, immersi nell'acqua a sviluppare un iniziale grado alcolico. Ah, per la cronaca, questa è la distilleria che Kate & William hanno visitato qualche tempo fa... il tour termina (dopo circa 1 ora) con un assaggio del loro whisky e la foto di rito accanto alla bottiglia vincitrice del Guinness World Record.
Soddisfatti di aver allungato la strada, torniamo a immergerci nei boschi che ci portano a Kilmahog, in cui credo esistano solo il Lade Inn (specie di trattoria in cui ceniamo con prodotti del loro orto e carne della zona), il Woollen Mill (una sorta di fattoria con le mucche hamish, quelle grosse a pelo lungo e con le corna)
e il b&b in cui siamo ospitati.
Si tratta del Bridgen Cottage una casa immersa in un boschetto accanto a un fiume. Atmosfera gradevolissima, contornata dal fatto che ci accoglie una vecchina seduta accanto alla finestra con in grembo un micio nero (scopriamo che è una femmina e si chiama, con molta fantasia, Nessie) mentre beve una tazza di tè. Quadretto delizioso!
mucca Hamish
Colpiti in positivo dall'ambiente (libri ovunque, arredamento molto particolare e bella camera nel sottotetto) accettiamo la spesa di 70sterline colazione inclusa. Diane, la proprietaria, ci dichiara il proprio amore per la lingua italiana e, dopo averci riempito i piatti con succulenti salsicce (e tutto il resto, as usual), ci augura un incerto "BON APPETIT!".



Giorno 9: Callander e Stirling

Ci spostiamo poi a Callander, per fare una passeggiata fino alle Bracklinn Falls, cascatelle graziose immerse nel bosco.
L'ultima tappa della nostra vacanza è Stirling e lì ci dirigiamo per trascorrere una giornata all'insegna della scoperta della città.
Passiamo prima a sistemare le valigine nell'Università poco fuori dal centro, in un campus immenso, in cui oltre agli edifici canonici ci sono: un castello, un loch, una piscina, un cinema... e le camere in cui dormiremo, in una specie di hotel (e l'ambiente risulterà più "freddo" dei soliti b&b, con una colazione deludente) allo Stirling Management Center.
Wallace Monument
Alle nostre spalle si erge il Wallace Monument, la classica "torre dei cattivi" che sembra uscita da qualche cartone animato...il centro di Stirling è invece caotico, con una zona pedonale nella Old Town, il castello (una sorta di copia rimpicciolita di quello di Edimburgo) e un sacco di negozi e ristoranti.
Entriamo allo Smith Museum in cui, nelle diverse sale, possiamo ripercorrere la storia locale e osservare da vicino reperti resistiti a centinaia di secoli.
Decisi più che mai a non finire nell'ennesimo pub (ma nemmeno a spendere troppo...), optiamo per il Filling Station, un locale molto invitante dall'esterno ma che non si rivela all'altezza delle aspettative. Cucina tipica americana a prezzi scozzesi (alti!) ma abbinamenti di sapori obrobriosi (e servizio pessimo).
Appesantiti dalla cena ci rintaniamo nella nostra camera nient'affatto insonorizzata (come invece annunciava la descrizione su internet) ma crolliamo fino alla mattina seguente

Giorno 10: Linlightow e Blackness Castle, Edimburgh airport

Con molta calma ci accingiamo a godere le ultime ore oltreManica e guidiamo fino al ridente paesino di Linlightow, sul mare. Passeggiamo e visitiamo l'imponente chiesa, ammiriamo l'ultimo loch e ci dirigiamo infine al Blackness Castle, dove trascorriamo il pomeriggio.
Il sole decide di farci un altro regalo permettendoci di rincasare con un colorito inaspettato per i nostri parenti rimasti a subire "le ire di Thor", in Brianza... in questa settimana hanno infatti registrato un sorprendente numero di temporali decisamente devastanti, mentre noi eravamo a lamentarci del caldo delle Highlands!
Riportiamo la 500 all'Hilton, veniamo scortati da un bus fino all'aeroporto e, con pazienza, attendiamo l'ora del volo di rientro, forse più leggeri, perché un pezzetto di cuore lo abbiamo lasciato a Neist Point e le lunghe camminate ci aiutavano a smaltire i pasti ipercalorici...

...con la speranza di tornare, magari per l'Hogmanay...(il sensazionale capodanno festeggiato a Edimburgo!)



il nostro bolide rosso!
Neist Point

venerdì 28 giugno 2013

Alonissos: il parco marino greco, l'isola per una vacanza..da shooogno.

Quest'anno avevamo in mente un prototipo preciso di vacanza: criteri irrinunciabili erano che fosse immersa nella natura il più incontaminata possibile, contornata da un mare cristallino ricco di pesci e meraviglie subacquee, poco turistica e che ci desse la possibilità di rilassarci e goderci i nostri 10 giorni di coppia lontano dall'Italia...
Ci siamo riusciti alla perfezione, scegliendo la meno affollata isola delle Sporadi, Alonissos.

Dopo varie ricerche in agenzie viaggio e su internet, abbiamo deciso di prenotare godendo di una super offerta lanciata da Ryanair, compagnia low cost che ogni tanto offre a noi viaggiatori mete eccezionali a prezzi appetibili: prenotando con qualche mese di anticipo il volo diretto a Volos, abbiamo stabilito come periodo per le nostre vacanze i giorni compresi tra il 16 e il 26 giugno 2013. 
Ah, per la cronaca, grazie alla super offerta abbiamo pagato a testa 40 euro tra andata e ritorno (bagaglio imbarcato escluso)
Il volo è durato un paio d'ore, una volta atterrati siamo saliti subito sul bus che collega l'aereoporto alla stazione degli autobus (40 min., prezzo del biglietto 5 euro). Una volta scesi dal mezzo, sono state le nostre gambe a portarci, in poco più di dieci minuti al porto, dove abbiamo potuto ritirare i biglietti dell'aliscafo che in tre ore e mezzo ci ha fatti sbarcare sulla nostra isoletta. La maggiorparte dei passeggeri è scesa a Skopelos e Skiathos (mete più turistiche, la prima delle quali location del celebre musical "Mamma mia!"), mentre noi e pochi altri abbiamo preferito dedicarci alla scoperta del più grande parco marino greco. Eh già, su Alonissos e le isolette attorno si estende un parco marino, con una serie di animali specie protetta quali la foca monaca! Purtroppo non ne abbiamo viste, anche perché la maggior parte di loro sta sull'isoletta di Piperi, irraggiungibile da chiunque, grazie a restrizioni ambientali. Il parco è ben tutelato, vi si trovano delfini, tartarughe, il falco Eleonora che nidifica sulle scogliere a strapiombo nella parte più selvaggia dell'isola.




Colpiscono subito il verde che ricopre ogni angolo, grazie alla fittissima vegetazione, il mare cristallino (in senso letterale!), e il sottofondo di...cicale!


Il nostro soggiorno è stato presso la Pension Votsi (clic qui) e consiglierei a chiunque volesse vivere l'esperienza ad Aonissos di soggiornare presso questa struttura: posizione ottima nella baia di Votsi (uno dei pochi paesi dell'isola, a 10 min a piedi dal porto principale, Patitiri), prezzi molto buoni soprattutto nella bassa stagione e una colazione che fungeva da pranzo, considerate le porzioni!
vista dalla pension Votsi, porticciolo di Votsi

Per non tralasciare nulla passo al vaglio ogni paese e spiaggia che abbiamo potuto visitare...
(consiglio di munirvi aprire google maps o munirvi di cartina mentre leggete, così da capire distanze/posizioni dei vari luoghi)







Vosti: paesino ideale come “base” per poi spostarsi alla scoperta dell’isola. Consiglio, come abbiamo fatto noi, di prenotare in una pensioncina che affaccia sul porticciolo (il più pittoresco e colorato dell’isola, senza dubbio). Presente un minimarket, alcuni ristoranti (consiglio il Dendro Limano, gestione italiana e piatti greci-contemporanei da leccarsi i baffi!) e sulla strada principale, appena finito Votsi, uno dei tre benzinai presenti ad Alonissos (gli altri due sono a un centinaio di metri di distanza da questo… mi raccomando, fare sempre il pieno prima di allontanarsi troppo!)

                                                        

Gerakas: per raggiungere il punto estremo dell’isola bisogna percorrere circa 25 km (da Patitiri) e la strada scorre liscia, senza troppo sterrato – né guardrail..- e tra capre, camion abbandonati, microcappelle a bordo strada straripanti di cibo e bevande. Improvvisamente la strada si interrompe e si presenta davanti il mare con un porticciolo (eufemismo) della città (…eufemismo al quadrato) di Gerakas. Il top della vitalità lo ritroviamo in un randagio a caccia di coccole. Sicuramente una gitarella da queste parti è consigliata, giusto per l’ebrezza dell’atmosfera che si respira lì.

Alonissos, Old Town/Chora
Alonissos/Old Town/Chora: merita più di una visita, in orari diversi della giornata. Molto caldo durante il giorno, pochi i negozi aperti e i turisti presenti… la sera si anima di più, le taverne aprono ai commensali, i gatti si schierano pronti a implorare cibo con gli occhi e si può ammirare il mare da entrambe le parti se ci si ferma nel locale giusto (consiglio il Kastro, ristorante in ottima posizione e dal menu ricco e decisamente gustoso – un pensiero affettuoso va all’ottimo saganaki, un formaggio fritto e infiammato da flambè servito al momento! Stesso discorso vale per il Sunset Cafè, dove abbiamo gustato uno yogurt greco e una crepes ammirando il paesaggio attorno).

Saganaki (formaggio flambè)
al ristorante Kastro 
Patitiri: il porto da cui tutti sbarcano, al loro arrivo. Molte imbarcazioni ormeggiate, dalle semplici barchette di pescatori a velieri che offrono escursioni in mare. Mare incredibilmente limpido e cristallino anche qui. Taverne di ogni fascia di prezzo, locali per un aperitivo, noleggi di scooter, agenzie che organizzano gite al parco marino. Rischiate di incontrare un po’ più di gente del solito, insomma.






vista sul porto di Patitiri dal Sunset Cafè

Steni Vala: percorrendo l’isola verso nord si incappa in questo piccolo paesello colorato e abbastanza ricco di offerte: localini, supermarket, il porto. Qui abbiamo noleggiato per una giornata il kayak a un prezzo ragionevole: 20 euro. In questo modo siamo riusciti a gustarci il panorama della costa alonissiota con più spensieratezza della gita in barca (traumatica a causa del mare mosso!), sostando in spiagge deserte. Stavamo per raggiungere la grotta blu ma le nostre braccia imploravano pietà e abbiamo fatto retromarche. Comunque abbiamo pagaiato per un bel po’ di km (6 ore totali) e consiglio vivamente quest’esperienza.


...SPIAGGE...



vi divertirete anche voi
a creare queste piccole architetture
da spiaggia...


Kokkinokastro, per raggiungerla la strada è ben segnalata e asfaltata. Rocce rosse argillose ci circondano, un isolotto ci sta di fronte e i pesci aspettano solo noi, anche perché in tutta la spiaggia ci siamo noi e altri tre individui. Meno male che si tratta di una delle spiagge più celebri dell’isola!
capo Marpunta: famoso più per il villaggio Settemari che per la spiaggia, sostiamo solo il tempo di scattare un paio di foto. Presenze italiane ci circondano. La nostra è una vacanza greca e cerchiamo quindi il giusto isolamento da qualunque legame con la nostra patria (ma nella gita in veliero li ritroviamo tutti, a condividere le onde del percorso.)
Vithisma: scalinata che scende fino al mare, per portarci a un lungo lembo di terra abbastanza riparato dall’aria che ha cominciato a tirare e solo un paio di nudisti nelle vicinanze. Sguazziamo in lungo ma non in largo (tendenzialmente costeggiamo, evitiamo di allontanarci troppo da riva) e quindi ci dedichiamo a ottime nuotate intervallate da momenti relax sotto il sole.
Megalos Murtias: Si presenta come una spiaggetta abbastanza intima, con un paio di taverne e un piccolo molo con ormeggiata una barchetta solitaria. Seguono: esplorazione dei fondali ricchi di ricci e branchi di pesci, dormitine sotto il sole e cena al ristorante in cima alla classifica TripAdvisor (omonimo della spiaggia).
Antipasto mix gradevole, carne con trionfo di origano non molto apprezzata da me.
Fortuna che il tramonto è molto romantico.
Agios Dimitrios: forse la più celebre, la lingua di bianco che spicca nell’azzurro del mare. Ciottoli chiari e acqua, come al solito oramai, cristallina. Pesci di ogni sorta anche a riva. Barettino con piatti e gelati per ristorarsi all’ombra degli alberi.
Leftios Gialos: spiaggia superorganizzata in una insenatura (ci sono un sacco di locali), ciottoli, molte farfalle che svolazzano sulla riva. Abbiamo cenato all’Eleonas, poco lontano da riva e in un ambiente molto bucolico. Direi che è stata un’esperienza ottima! Il gestore ci ha veramente “coccolati”, prima con gli antipasti (zucchine e formaggio fritti, olive) e poi una pita che non ci è piaciuta molto ed è stata scontata sul prezzo finale. In più offerti il dolce e un liquorino rossastro molto sweet. 22 euro e pance strapiene.
Tzortzi Gialos: altra pittoresca baia, spiaggia di sassi, mare ricco di pesci.
Chrisi Milia:  Abbiamo ammirato la spiaggia dalla terrazza del ristorante, abbiamo potuto vedere ombrelloni e lettini, ignoro se a pagamento o meno.
Milia
Milia: una delle più belle, buone zone d’ombra, un piccolo molo e sabbia subito a riva.
Mikros Mourtia: si trova alle spalle di Alonissos Old Town, dopo 2 km di sterrato. Si può parcheggiare il motorino a un centinaio di metri a piedi dalla spiaggia. Molti nudisti, baia dall’acqua abbastanza fredda e vicina a Megalo Mourtia. Troviamo una tettoia all’ombra dove poter ripararci dal sole cocente.
La spiaggia del mulino, Giala
Giala: alias la spiaggia del mulino. Vista dall’alto è una cartolina, purtroppo l’abbiamo trovata abbastanza trasandata e sporca (strano comunque, tutte le altre spiagge molto ben “tenute” e provviste di un grande bidone per la spazzatura).
Spartines: a pochi minuti a piedi da Votsi, ci si arriva passeggiando in un boschetto. Molto tranquilla.
Agios Dimitrios
La giornata tipo...
cominciava con un bel Kalimera e una colazione. O meglio, brunch mattutino. Marmellate, miele, pane, burro, uovo in camicia, succo, nescafe, latte e prugne (che i giorni seguenti verranno sostituite da fette di dolce, biscotti, e toast). 5 euro spesi in modo a dir poco illuminato grazie alla solerzia di Maria.
Saliti in sella sul nostro due ruote si parte per le varie spiagge della giornata (in un primo momento pensiamo di aver fatto un affare noleggiando un 80ino a 10 euro al giorno, ma le 24 ore successive ci vedranno su un nuovo mezzo: la candela era talmente sporca che ci si è bloccato a metà salita, per fortuna vicino alla pensione. In cambio abbiamo ricevuto un 125 in condizioni più stabili -avevamo quasi sperato in un quad omaggio…- )
Solo un giorno ci teniamo ben lontani dalle spiagge a causa delle scottature che iniziano a comparire sulla pelle. Decidiamo quindi di avventurarci a piedi verso il porto più grande dell’isola, passando per scale (in salita e in discesa, per par condicio i greci si divertono a fare tanta fatica esattamente per quanto possono sfruttare le discese…) attraversiamo l'adiacente spiaggetta di Roussum e poi alla ricerca del museo del foklore. Lo troviamo dopo un paio di taverne, deserto, e i suoi due bigliettai ci accolgono con espressione stranita, ma sembrano lieti che vogliamo conoscere le tradizioni locali… così, tra una sala dedicata ai forzieri e ai bottini pirateschi e a una serie di vetrine con i costumi tipici dei vecchi abitanti di quest’isola tutta capre e ulivi, ci rinfreschiamo le idee con un paio di bevande, sul terrazzino vista molo. Nel frattempo dei bambini si tuffano gioiosi proprio dalla piattaforma dalla quale, il giorno seguente, ci imbatteremo in una delle più memorabilmente terrificanti avventure marinare della nostra vita.


Viabilità: le strade sono veramente poche (soprattutto se si tratta di quelle asfaltate!). I collegamenti ai luoghi principali sono assicurati e segnalati, per raggiungere le spiagge ci sono cartelli più o meno evidenti (a volte solo con la scritta in greco) e spesso e volentieri il tracciato si fa più tortuoso… col motorino non abbiamo fatto eccessiva “fatica” (anche se ammettiamo di aver incrociato le dita un paio di volte, più per la precarietà del motorino che per la reale difficoltà del percorso).

 Escursione al parco marino: siamo pentiti di averla fatta. Certo, la sfortuna ha giocato un ruolo non indifferente, ma 40 euro per vedere baie dal mare più torbido di quelle a cui eravamo oramai “abituati”, non credo sia un affare. Neanche l’ombra di una foca o la pinna di un delfino. E poi pranzare su un veliero (ondeggiando) con cosce di pollo e pasta non rientra nello stile di una gita in barca. Tendenzialmente l’escursione è anche ben organizzata, peccato che a causa del meltemi (il malefico vento che ha deciso di soffiare solo quel giorno!) il capitano abbia dovuto modificare itinerario: ci siamo ritrovati in una baia dell’isola di Peristera in mezzo a cacche di capra che stavano pascolando all’ombra degli ulivi e la spiaggia in sé, anche escludendo le palline caprine, non era un granché. Ripresa la navigazione abbiamo sostato (senza sbarcare ma con possibilità di tuffarsi) nella baia del relitto. Mare trasparente. Altra pausa (quella del pranzo, appunto) e poi in mare aperto diretti all’isola ben più interessante di Kyra Panagia. Peccato che la parte della salita al piccolo monastero abitato da un unico monaco sia saltata e ci siamo ritrovai a sguazzare in una nuova baia ammirando sogliole e cercando polpi. La nausea ci ha accompagnati per l’intera traversata, quindi la mia recensione a riguardo è faziosa. Ma in ogni caso, non la rifarei.

Consigli che mi sento di dare...
beh sicuramente questo è un periodo fortunato, fuori stagione e quindi con prezzi ancora bassi, il clima caldo (anche la sera, solo in un paio di occasioni mi sono messa una felpa, soprattutto nei tragitti in motorino!), munitevi di crema solare e acqua/frutta se dovete raggiungere spiagge non attrezzate perché non troverete un bar con le vostre sole forze nei dintorni. 
Purtroppo non abbiamo goduto delle passeggiate all'interno, e ci è dispiaciuto perché si trattava di trekking nient'affatto pesanti, non fosse per la calura che rendeva impossibile ogni movimento lontano da una fonte refrigerante d'acqua!
Nell'ambito culinario invece garantisco che le porzioni greche sono oversize, i prezzi ragionevolissimi. Non ci ha fatto impazzire la cucina tipica, caratterizzata da sapori che definirei "anonimi" o, al contrario "eccessivamente mescolati" (come nel caso delle celebri pite). La feta poi, non parliamone....
Chiunque voglia avventurarsi su questa tranquilla e naturalistica isola e voglia più info non deve che scrivere un commentino, sarò lieta di essere d'aiuto!

giovedì 27 settembre 2012

Corsica, istruzioni per l'uso.

CHI: 4 ragazzi (età media 23 anni) e un cucciolo di Bovaro del Bernese, Thorin (5 mesi)
DOVE: Residence "Le Thyreneen" a Solenzara la prima settimana (poco sotto la metà dell'isola che guarda l'Italia) e residence "Perla di Macchia" (estremo sud della Corsica, Bonifacio, 1 km dalla città)
COME: Traghettati dalla Corsica Ferries da Savona a Bastia con la Suzuki 4x4
QUANDO: dal 25 agosto all'8 settembre 2012
PERCHé: per scoprire i mille volti di un'isola incantevole e selvaggia...





La meta di questa estate 2012 è una e una soltanto: la Corsica, l'isola che rivendica l'indipendenza e la cui bellezza gareggia con quella dell'italianissima Sardegna, dalla quale dista solo poco più di una decina di km.

Il periodo è, più o meno volutamente, quello di fine estate, così da poter godere di una minor affluenza turistica (molti italiani, tanti francesi ma non rari gli spagnoli o gli inglesi) e nella speranza di trovare prezzi particolarmente favorevoli... Per quanto riguarda i residence del soggiorno e il prezzo della benzina (ma non del gpl, che non era mai al di sotto di 1 euro!) veniamo ampiamente soddisfatti, mentre a livello di prezzo della vita medio..beh.. più caro del previsto! I prodotti nei supermarket e le cene ai ristoranti sono infatti più elevati del previsto, soprattutto per quanto riguarda certi prodotti tipo pizza (prezzo minimo 8euro) e gelato... Levando l'aspetto del pecunio, non possiamo lamentarci proprio di nulla.. ma andiamo con ordine.

Questo blog nasce come fonte di consigli per i viaggiatori del futuro, per cui mi limiterò a descrivere brevemente le esperienze e i posti più salienti della vacanza.
in blu saranno indicate le spiagge (quasi tutte degne di nota), in verde le escursioni nell'interno e in rosso le cittadine visitate.

Buon viaggio...

1^SETTIMANA: residence a SOLENZARA


25 agosto, tutto è pronto, noi siamo carichi e la macchina pure. Il traghetto ci porta da Savona a Bastia in un viaggio che non ci dà il tempo di annoiarci e, una volta sbarcati, guidiamo per più di un'ora verso Solenzara. Nonostante sia l'una di notte passata il gentile proprietario del residence Le Thyreneen ci dà il benvenuto accompagnandoci all'abitazione che ci ospiterà per la prima settimana corsa.
La posizione del complesso è abbastanza buona, peccato sia fuori dal centro del paese e a più di 300 mt dal supermercato, collegato da una strada (quella principale dell'intero lato est della Corsica!) sprovvista di marciapiede e relativamente affollata. Nel residence trascorriamo una piacevole settimana, dal momento che, oltre a un'atmosfera molto tranquilla, troviamo una piscina, un bar e una vista mare notevole.
vista mare dal nostro residence. L'alba.
Il primo giorno veniamo accolti da un sole che sembra poco determinato a splendere nel cielo francese e decidiamo di fare colazione in un bar di Solenzara. Brutta sorpresa per noi... abituati alla classica colazione italiana ordiniamo cappucci e brioches... senza sapere che ci verranno serviti dei caffelatte con una schiuma molto vaga e dei croissant bruciacchiati per la modica cifra di 4 euro (3 solo per il cappuccino..) Poco soddisfatti ci dirigiamo in una boulangerie vicina e prendiamo un paio di baguette da mettere sotto braccio... Ma veniamo al pomeriggio, quando optiamo per la vicinissima spiaggia di Canella (dieci minuti da Solenzara verso sud): qui troviamo sabbia, un mare discreto e una folla notevole (ce lo aspettavamo, siamo in agosto ed è domenica) ma come primo approccio non ci dispiace affatto.
Possiamo sfruttare al meglio la nostra fotocamera subacquea il giorno dopo, quando ci spostiamo a Cala Rossa, una gradevolissima spiaggia caratterizzata da calette da scoprire nuotando lungo la costa. Fortuna che, oltre alle lussuosissime sdraio dei complessi residenziali che danno direttamente sul mare, troviamo sempre ampi spazi di spiaggia pubblica in cui poter piazzarci e cercare di convincere il cucciolo a tuffarsi in acqua...
Una spiaggia davvero pittoresca è quella di Pinarellu, ben visibile dalla strada grazie alla bella torre che spicca e svetta sul mare, un sito protetto in cui poter rilassarsi al fresco della pineta o tuffarsi alla ricerca di pesci colorati nel pulitissimo mare antistante.
Pinarellu
pozza d'acqua delle cascate di Purcaraccia
panorama passo di Bavella
Per una giornata decidiamo di dedicarci a un'uscita particolare: abbandoniamo infatti il turchese del Mediterraneo per addentrarci nell'entroterra, in particolare al passo di Bavella, ben segnalato dai cartelli ma soprattutto... dalla quantità di turisti che lo affollano! Troviamo macchine parcheggiate a bordo strada dove possibile, in alcuni tratti il tragitto si fa veramente stretto (e senza protezione, per cui bisogna guidare con cautela, dal momento che i tornanti non sono segnalati) ma la nostra è una meta precisa: le cascate di Purcaraccia. Il sentiero non è affatto segnalato, ma parcheggiando in un ampio spiazzo duecento metri prima non abbiamo problemi. Ci inoltriamo quindi nel sentierino all'ombra che sbuca in una curva della strada, per i primi minuti passeggiamo senza alcun problema, poi iniziano ad esserci delle rocce esposte che creano qualche difficoltà a Thorin (e, ammettiamolo, anche alla sottoscritta) ma in una quarantina di minuti siamo alle pozze d'acqua promesse. Il torrente scorre tra le rocce e, mentre due di noi procedono verso la cascata più alta, io e il mio ragazzo facciamo compagnia al piccolo Thorin, che si è dimostrato piuttosto abile in questa sua prima avventura tra i monti (momenti di panico a parte). Ci fermiamo qualche ora a rilassarci mentre ci sfilano davanti intere famiglie di ogni nazionalità e gruppi praticanti il canyoing, mentre nella parte più alta della cascata i due ragazzi decidono di avventurarsi su degli scivoli naturali, una sorta di Caneva sulle rocce vere.
panorama sentiero Lago di Mello
Lac de Melo (Lago di Mello): siamo attirati da questa escursione della durata di 1ora(sola andata) che parte pochi km dopo la cittadina di Corte. Il lago, situato nel cuore del centro della corsica, è raggiungibile in un'ora e mezza di strada a partire da Solenzara. Una volta superata Corte, ci avventuriamo quindi con l'auto per il sentiero molto panoramico ma altrettanto stretto, pagando il parcheggio che ci permetterà di accedere al percorso che conduce al lago. La giornata è abbastanza ventosa ma il sole splende sopra di noi per buona parte del percorso. La passeggiata è semplice, solo l'ultima parte risulta più ripida ma catene e scale permettono un accesso facilitato. Una volta giunti al lago, il panorama risulta davvero splendido. Si può sostare accanto alle rocce oppure proseguire costeggiando il lago e arrivare a un prato verde (con tanto di mucche pascolanti). Per i più appassionati, il percorso prosegue più ripido verso il secondo lago, quello di Campiello.
Lago di Mello
Per il ritorno abbiamo optato per il sentiero poco più lungo ma meno ripido, e sulla via abbiamo sostato in un caratteristico negozietto di alimentari per qualche acquisto gustoso (formaggi stagionati e salame).
cittadella di Corte
 Salutata la natura incontaminata abbiamo deciso di sostare a Corte, il paese più grande dell'entroterra dell'isola. Qui, nonostante sia ben più piccina di qualunque altra città-studio a cui siamo abituati, ha sede il centro universitario. Percorriamo le vie e le scale lasciandoci sopraffare dall'atmosfera, alquanto particolare. Dopo la sosta crepes, un paio di foto alla rocca, dalla forma piuttosto particolare.






Una spiaggia a mio parere sopravvalutata è quella di Palombaggia: sicuramente il mare trasparente e la sabbia bianca sono una nota positivissima, ma l’assembramento di bagnanti e la conseguente mancanza di spazio non la rendono di certo una chicca… anche dal punto di vista sub-acqueo, in quanto sono quasi del tutto assenti incontri ravvicinati con pesci, se non a riva…
Thorin che sguazza nel mare di Palombaggia
“Sorella” di Palombaggia è la spiaggia di Santa Giulia, presso la quale sostiamo solo per pochi minuti, a causa di un diluvio che ci ha impedito di goderci il giorno di mare… così ci spostiamo direttamente nel secondo residence, quello a Bonifacio e approfittiamo della giornata dominata dalle nuvole per esplorare la cittadella…




Porto Vecchio è invece la classica cittadella su misura per i turisti e non ci ha fatto impazzire… abbiamo dedicato una sera alla sua visita, travolti da una folla di gente alla ricerca, come noi, di ristoranti per cenare… prima con una camminata lungo il porto, poi salendo alla città vecchia, e alle sfavillanti luci di locali d’ogni tipo. Non so, non mi ha convinto.



2^SETTIMANA: residence a BONIFACIO
La casetta che ci ospiterà per la seconda settimana si trova a pochissimi km dal centro di Bonifacio, ed è all'interno del complesso Perla di Macchia
Questi ultimi 6 giorni vengono trascorsi costantemente collegati a 3bmeteo.it... fino a mercoledì infatti il maltempo ci perseguita, impedendoci di avventurarci in alcune delle spiagge che invece avremmo tanto voluto esplorare... fortuna che non ci facciamo scoraggiare e, muniti di felpa e ombrello, gironzoliamo per le cale di Paragan, un'insenatura davvero splendida che sorge ai piedi dell'eremo della Trinità. Nonostante il sole sia quasi assente, troviamo altri coraggiosi in spiaggia e facciamo amicizia con un paio di cagnoloni girovaghi... Una particolarità che troviamo sia qui che in altre calette è l'abbondanza di un certo tipo d'alga, necessaria per una corretta ossigenazione dell'ambiente marittimo... non è la classica alga verdastra e, in ogni caso, non da affatto fastidio.
Cala Longa e le sue spiaggette sabbiose sono la meta del giorno successivo. Apprezziamo l'ingente quantità di conchiglie ovunque ma il forte vento ci fa scappare nel primo pomeriggio..
Filitosa,Menhir attorno all'ulivo secolare
Io e il mio ragazzo vogliamo andare a visitare un centro archeologico e così optiamo per quello di Filitosa, a un paio d'ore d'auto da Bonifacio, nell'entroterra. L'ingresso è a pagamento (7euro, il cane entra senza problemi e gratuitamente) e con la guida(4euro) possiamo scoprire la storia di questo antichissimo insediamento abitativo, ricco di menhir e dolmen. Il giro dura circa un'ora e apprezziamo molto questo luogo così antico, compiendo l'intero percorso accompagnati da una musica rilassante che si diffonde nell'aria.
Da qui torniamo in direzione sud per sostare a Sartene, la più corsa di tutte le città corse, come l'ha definita Mérimée... In lontananza compare maestosa e buia, a causa del pesante grigiore che dipinge ogni casa. Parcheggiata la macchina poco fuori dal cuore della città, ci addentriamo a piedi, per gustarci i vicoli stretti e fare qualche acquisto di carattere gastronomico (tipici del luogo e della corsica in generale i canistrelli, biscotti dai gusti più disparati - dai classici alla vaniglia, al vino bianco, per passare a quelli caramello e sale).
Per il penultimo giorno ci riserviamo una gita al mare, in particolare a Petit e Grand Sperone. Lasciata la macchina sulla strada che va alla spiaggia di Piantarella, ci dirigiamo a piedi a destra, verso la prima tappa, Petit Sperone. In una decina di minuti o poco più raggiungiamo questa prima cala, già affollata, e la oltrepassiamo, concedendole solo qualche foto. Questo tratto di sentiero attraversa un campo da golf, e da qui in poi saranno frequenti incontri ravvicinati (fin troppo ravvicinati...) con moltissime palline di questo sport. Passiamo oltre anche Grand Sperone e optiamo per una piccola insenatura semi deserta, in cui Thorin può girovagare senza problemi e noi possiamo finalmente vedere i più begli animali marini di tutta la vacanza... Durante il nostro snorkeling ci imbattiamo in una quantità elevatissima di pesci ma soprattutto in un polipo e in una murena! Purtroppo non riusciamo a scattare le foto sperate, perché la macchina subacquea è con gli altri amici, che stanno trascorrendo la giornata sull'isola Lavezzi (un "must" per chiunque vada in corsica, eccetto per i quattrozampe!)

caletta accanto a Grand Sperone
Il sole è ancora alto nel cielo ma decidiamo di andare in esplorazione verso la spiaggia di Sant'Antonio, che però ammirare solo dall'alto (ma ci ripromettiamo sarà una tappa obbligatoria per una prossima volta su quest'isola!)







vista da Bonifacio
Mi rendo conto di non aver minimamente descritto Bonifacio... beh, di sicuro per certi aspetti è il classico porto turistico a cui approdano yacht di lusso, ma non si limita certo a mera cittadina turistica. Certo, la quantità di ristorantini e negozi di souvenir che affollano il lungo porto è notevole, ma già salendo la gradinata che porta a piedi alla città alta, si respira un'aria diversa...anche qui negozietti di ogni sorta e per ogni tasca piazzati ovunque, ma si integrano bene con l'urbanistica sali-scendi di questo posto..e poi la vista è qualcosa di sublime..lascio parlare qualche foto per me.
Bonifacio, città alta
Consiglio la camminata che parte dal Belvedere e prosegue fino al Semaforo e al Faro, proprio sopra Capo Pertusato... incantevole.

Ammetto che, considerata la quantità di posti, spiagge, paesi, è stato difficile trovare la giusta concisione... spero solo di essere riuscita nel mio intento, cioè trasmettere a tutti l'entusiasmo per quest'isola davvero da scoprire... certo, il punto di partenza devono essere sempre le guide turistiche, i blog, internet... ma poi lasciatevi guidare dall'istinto... riceverete sicuramente meravigliose sorprese!